Recensione di Raffaella Belvedere.
Crudi, tristi, intrisi di rabbia
e delusione…i racconti di Klem che mi hanno accompagnata in questo periodo
hanno distolto il mio sguardo dalle postadolescenti romanticherie che troppo
spesso mi hanno illusa nonostante il mio sempre più asettico background
attuale. Le commedie moderne e i romanzi del passato alimentano passioni e
sogni che non sempre trovano riscontro
nella vita quotidiana; le fredde notizie al telegiornale e gli obiettivi dati
dei continui sondaggi lasciano il tempo che trovano nella sempre più labile
attenzione di una società atterrita da problemi economici e denudata di quegli
interessi politico-culturali che nei decenni passati hanno aleggiato nelle
menti di intere generazioni. In quest’ottica si inserisce il recondito senso di
questo intenso libro che lascia un segno indelebile in colui che legge,
segnando i sentimenti e lacerando gli animi grazie al duro incontro con la
realtà. Ho cercato un lieto fine al termine di ogni racconto ma mi sono dovuta
convincere che “le favole non esistono”, nonostante quanto cita il titolo di
una delle storie narrate. Donne mediorientali vittime di lapidazioni, rinnegate
dal proprio sangue per scelte d’amore non condivise da una bigotta e stupida
cultura, ragazze private della cosa più cara che la natura abbia donato loro
dalla veemenza di uomini senza scrupolo, incapaci di amare e indegni di essere
amati, fanciulle che, nonostante il coraggio di prendere in mano la propria
vita, devono troppo spesso fare i conti con una società che fa solo finta di
andare avanti ed invece continua a relegare in secondo ordine “il sesso
debole”…troppi sono gli esempi che possono essere riportati e che Klem riporta
nella sua antropologica raccolta.
Le protagoniste di Klem mi sono
rimaste dentro, la destrezza della penna dello scrittore mi ha permesso di
condividere con loro gli indelebili dolori, le vane gioie, le effimere
allegrie. Da Lusìa della mitologica Sicilia, a Florina della Roma clericale,
dalla senese Chiara all’esuberante Giuseppina, passando per le fatiche di Lara, e di Giulia vinta dalla sua esistenza
ingiusta non solo nell’animo ma anche nel corpo…tante sono le figure femminili
che si sono avvicendate sulle pagine di questa raccolta e nella mia mente,
figure di donne vissute in tempi e luoghi diversi eppure accomunate da un unico
triste destino che poche volte ha lasciato spazio ad un barlume di speranza che
qualcosa possa cambiare. Non mi sento di rinnegare la commozione che ho cercato
di nascondere dietro i vetri scuri degli occhiali, in autobus, alla morte della
piccola Alina privata di una fanciullezza gioiosa e sconquassata nell’animo e
nel corpo…pensare che questa è la realtà, lontano da qualsiasi fantasiosa e
rosea visione; mi ha lasciato senza respiro, mi sono sentita perfondere di
un’inconsapevole tristezza che mi ha accompagnata per tutta la giornata e mi ha
permesso di riflettere su quello che ci circonda e ci guarda dall’ombra,
nascosto dai bagliori luccicanti della vita che crediamo essere un qualcosa di
dovuto ed intoccabile, dando per scontato tutto quello che abbiamo, preoccupati
di tenercelo stretto e irritati dal sol pensiero di condivisione. Posso dire a
gran voce che non solo il morale ha risentito del destino dei personaggi a cui
Klem ha dato vita nel suo libro, anche la mia sete di conoscenza ha ottenuto
pane per i suoi denti, grazie ai cenni che l’autore fa alla mitologia e alla
storia, descrivendo con dovizia di particolari i popoli che si sono avvicendati
nei territori che fanno da sfondo alle storie; ha spesso citato con superlativa
padronanza nomi di figure tipiche di culture mediorientali permettendomi di
aprire i miei orizzonti a mondi che non credevo potessero davvero affascinarmi
nonostante le mille cose che andrebbero cambiate. Tutto questo a testimonianza
dell’impegno profuso dall’autore desideroso di farci condividere con lui ciò
che ha appreso nelle sue ricerche e decide di “sbatterci in faccia” una
straziante realtà con tutto il suo orrore. Mi sento dunque di ringraziare Klem
per avermi aperto gli occhi permettendomi di svincolarmi da fatui sogni e
aprire gli occhi verso fatti e persone reali che mal si sposano con ciò che
vorremmo far loro essere ma che SONO.